il genere umano dispone di una sola arma veramente efficace: la risata.
Mark Twain

giovedì 11 settembre 2008

DILETTANTI ALLO SBARAGLIO. UN CASO UMANO: MARIASTELLA GELMINI


Pensavo al programma televisivo di Mediaset “la Corrida: dilettanti allo sbaraglio” storicamente condotto dal mitico Corrado e oggi da Gerry Scotti, leggendo l’intervista al Sole 24 Ore della Ministra Gelmini. Viene il sangue amaro a vedere questa destra che tanto straparla di meritocrazia e poi assegna a un ruolo così delicato come il Ministero dell’Istruzione, questa avvocaticchia 35enne dalle qualità sconosciute ai più (se non a tutti).


Il Salvatore, unto dal Signore, che doveva liberare l’Italia dai loschi figuri che per due anni non hanno fatto altro che aumentare le tasse e affamare gli italiani, manda in avanscoperta questa “pora tusa” a tagliare 190.000 posti di lavoro in tre anni. Perché da Confindustria in giù tutti a riempirsi la bocca della necessità di un’istruzione da rilanciare e qualificare, salvo poi tagliare per primo questo settore delicato e vitale per il Paese.

Certo non deve essere bello essere sottoposta al “tutoraggio” di Tremonti che controllerà l’effettiva attuazione dei tagli, ma la ragazza si impegna ed ha già ridotto a 25.000 le immissioni in ruolo a fronte di 45.000 cattedre vacanti. E che dire della riproposizione del maestro unico alle Elementari, o della prospettiva di chiamate dirette da parte dei Dirigenti Scolastici in barba a graduatorie ed anzianità ma con l’ottica “meritocratica” italiana del nepotismo e della raccomandazione? Con questa gragnuola di dichiarazioni la Ministra Gelmini in pochi mesi è riuscita nella titanica impresa di far rimpiangere la Moratti.

Manca però la ciliegina sulla torta: quale futuro per i docenti precari? Semplice, fare le guide turistiche! Già me li vedo: appesantiti cinquantenni (se va bene! ho visto immissioni in ruolo sulla soglia della pensione) con tanto di bandierina e fischietto a guidare comitive di tedeschi in bermuda all’orecchio di Dionisio!

Onorevole Ministro, capisco il suo ragionamento: se hanno messo me, senza nessuna esperienza, che non capisco un fico secco di scuola e istruzione, a dirigere il Ministero, perché un professore non può riscoprirsi, nonostante gli studi fatti e l’esperienza accumulata, un’ottima guida turistica? E perché non proporre, magari per il personale ATA, la figura professionale del parafulmine (vedi Fantozzi)?

Ma glielo ha spiegato il Cavaliere, gran comunicatore, che non è conveniente prendere in giro le persone (attualmente nelle graduatorie sono iscritti circa 300.000 precari senza i quali le scuole italiane sarebbero alla paralisi) che sono in una situazione di bisogno e che potrebbero “leggermente” incazzarsirsi? Faccia una bella cosa: si riqualifichi Lei. Può chiedere lumi alla sua collega Carfagna. Un posto in una bella fiction magari il suo capo glielo trova: può sempre fare qualche telefonata!


DILETTANTI ALLO SBARAGLIO. UN CASO UMANO: MARIASTELLA GELMINI (2ª puntata)

Dimostrando una tigna, un’ostinazione degna del miglior concorrente della Corrida che più è fischiato e scampanellato più si galvanizza nell’esecuzione del suo strampalato numero, la nostra eroina continua imperterrita a inanellare perle.

Dopo il ripristino del grembiulino, aver reintrodotto la bocciatura per il voto in condotta, cui è seguito un appassionante dibattito con gli altri geni della Lega Nord se si debba essere respinti col 5 o con il 6 (aspettiamo con ansia e trepidazione la reintroduzione della bacchetta e delle orecchie d’asino), questa novella Montessori ha sostenuto che gli insegnanti del Sud sono, per usare un eufemismo, dei caproni ignoranti.

Naturalmente usando la tecnica imparata nel “Manuale del Giovane Azzurro” scritto di proprio pugno dal Cavaliere, si è affrettata a smentire condendo tale smentita con la lacrimevole storia della bravura della sua Prof. siciliana di Italiano alle medie.

Non si capisce perché, allora, gli insegnanti di Sicilia, Calabria e Basilicata debbano frequentare dei corsi di riqualificazione e se questi corsi li debbano frequentare anche le migliaia di insegnanti meridionali sparsi per la penisola, soprattutto al Nord dove lo stipendio da fame di un insegnante non ti garantisce neanche una sopravvivenza dignitosa.

La nostra Giovanna D’Arco si è poi intestata una battaglia nobile e giusta: l’eliminazione del precariato. Fuorviata però dal tagliatore di teste Tremonti, sta in realtà eliminando non già il precariato bensì i precari! E li sta eliminando fisicamente tagliando migliaia di posti di lavoro in tutta Italia, ma soprattutto al Sud, dove maggiore è la sofferenza socio-economica e minore la possibilità di trovare un’altra occupazione.

Così docenti che da una decina d’anni tengono in piedi la scuola italiana vengono a trovarsi improvvisamente sulla strada. Famiglie bi-reddito diventano improvvisamente senza reddito.

E che dire dell’incongruenza di un governo unanimemente anti-abortista, che vuol mettere mano alla 194, ma che lascia migliaia di alunni diversamente abili abbandonati a loro stessi e alle loro famiglie e destinati a lasciare la scuola?

Ma la “cura” è solo all’inizio! L’anno prossimo questi tagli saranno ancora maggiori, non dimentichiamo infatti che la Ministra ne ha pensata un’altra delle sue: il ripristino del maestro unico alle elementari.

Inebriata dalle continue interviste che le vengono richieste (la prossima sarà su Caccia e Sport sotto al tittolo: Tiro all’insegnante), Mariastella (la chiamo per nome perché credo di essere affetto dalla Sindrome di Stoccolma) si spinge a dichiarare che il maestro unico le sembra un’esigenza “pedagogica”.

Incredibile! Ti danno una poltrona sulla quale appoggiare il tuo incompetente fondoschiena e magicamente ti ritrovi esperta in pedagogia! Miracoloso! Ecco un altro miracolo italiano! Grazie Cavaliere Presidente!

Pazienza se tutti gli studi sostengono il contrario, pazienza se ogni due classi si perderà un insegnante e quindi un posto di lavoro, l’importante è tagliare, tagliare, tagliare!

www.sinistradecraticaavola.blogspot.com

sdavola@gmail.com

lunedì 4 agosto 2008

I Piedi Neri portano bene!

Il Capo Tribù dei Piedi Neri, Orso Buono, si è recato a Burgio, in provincia di Agrigento, per complimentarsi personalmente con un suo valoroso membro, Cavallo Selvaggio che è passato di ruolo essendo fra i primi negli elenchi aggiuntivi riservati agli abilitati nel concorso specializzati nel sostegno, per la classe AD 00. Grandi brindisi e libagioni hanno caratterizzato l'incontro, durante il quale i presenti hanno rivolto il loro pensiero ai compagni assenti augurandosi che presto altri Piedi Neri, e non solo, abbiano uguale fortuna. Si pubblicano altre foto dell'incontro.

giovedì 24 luglio 2008

MANIFESTO PER UNA SCUOLA DI TUTTI

PARTE PRIMA: LINEE DI PRINCIPIO DEL MANIFESTO

Riteniamo il sistema pubblico dell'istruzione parte fondamentale ed indispensabile per la formazione di una cittadinanza critica e responsabile. Crediamo nella libertà di insegnamento così come enunciato dall’articolo 33 della Costituzione italiana che recita “L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento”.

Individuiamo nell’Istituzione Pubblica la migliore garante dell’imparzialità, dell’autonomia e della libertà della docenza, della pluralità delle idee, della libertà delle coscienze e di un insegnamento critico e responsabile di contro ad ogni istituzione educativa connotata politicamente, ideologicamente o religiosamente. L’imparzialità del sistema pubblico si concretizza, non solo nell’imparzialità dei singoli docenti della scuola di tutti, ma anche nell’alternanza e nell’avvicendarsi, con il proprio bagaglio umano e professionale, di questi nei percorsi educativi dei discenti.

Riteniamo il sistema pubblico dell’istruzione parte fondamentale ed indispensabile per la crescita economica del paese. Secondo recenti dati OCSE l’istruzione pubblica si rivela un investimento in quanto ad ogni anno di istruzione in più corrisponde l'aumento di un punto in percentuale del PIL. Le ricadute dell'istruzione sull'economia sono da considerarsi ancora più importanti per un paese come il nostro povero di materie prime e con una crescita economica al limite della stagnazione.

Vogliamo operare e vivere una scuola di qualità mentre invece i dati OCSE-PISA (Programme for international student assesment), resi pubblici lo scorso dicembre e che valutano le competenze dei nostri studenti quindicenni, rivelano che tra il 2000 e il 2006 il punteggio medio degli studenti italiani in lettura è diminuito in misura statisticamente significativa, passando da un punteggio pari a 487 a un punteggio pari a 469, contro una media OCSE pari a 500 nel 2000 e a 492 nel 2006. Tra il 2003 e il 2006 il punteggio medio degli studenti italiani in matematica non è cambiato in misura statisticamente significativa, passando da 466 a 462, contro una media OCSE, però, pari a 500 nel 2003 e a 498 nel 2006.
Secondo il rapporto del 2006 in Italia la percentuale dei diplomati fra i 25 e i 34 anni è del 64% contro la media UE del 77%. 


PARTE SECONDA: INDIVIDUAZIONE DELLE CRITICITA' E DELLE PECULIARITA' DEL SISTEMA SCOLASTICO ITALIANO

Individuiamo in una miope politica di tagli indiscriminati sia al bilancio del comparto scuola sia agli organici le principali cause dell'emergenza educativa in atto. 


2.1) I TAGLI AL BILANCIO 

Gli insoddisfacenti risultati, resi pubblici dall'OCSE, sono da attribuirsi al fatto che, di pari passo allo scadimento delle attese, la spesa per l'istruzione in rapporto al PIL diminuiva notevolmente attestandosi all’attuale 4,7% del PIL contro il 5,5% di quindici anni prima.

Se negli ultimi anni la spesa per l'istruzione fosse rimasta inalterata le casse delle scuole e delle università italiane, direttamente o indirettamente, avrebbero ricevuto 12 miliardi di euro in più che si sarebbero tradotti in un miglioramento dell’efficacia educativa. Gli investimenti italiani invece si discostano in maniera vistosa dalla media dei 32 paesi Ocse (al 5,2 per cento nel 2003) e da Francia, Danimarca e Finlandia che viaggiano attorno al 6 per cento.

Evidenziamo che la difficile situazione economica in cui la scuola di tutti si trova ad operare, di fatto, non consenta alcuna forma di finanziamento alle scuole private, anche dissimulato. Si evidenzia inoltre che l’art. 33 della Costituzione recita “Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.” In virtù di questo, gli stanziamenti agli Istituti privati, troppo spesso semplici “diplomifici”, andrebbero orientate al miglioramento delle condizioni della scuola pubblica.

2.2) LA QUESTIONE DEGLI ORGANICI

I dati del 2006, in relazione al rapporto insegnanti - studenti in Italia, farebbero pensare ad una situazione squilibrata rispetto alla media europea. Nell'istruzione primaria, il rapporto è di 10,7 studenti per ciascun insegnante, il livello più basso tra i paesi OCSE e molto inferiore alla media OCSE che è del 16,9; nell'istruzione secondaria 11 studenti per insegnante contro la media OCSE del 13,3. 

2.2.1) IL MODELLO INCLUDENTE ITALIANO

Questi dati non tengono però conto del peculiare modello scolastico italiano che comprende tra coloro che hanno diritto all'istruzione anche gli alunni diversamente abili, ritenendone indispensabile l'inclusione, avendo, da circa 30 anni, abolito le ghettizzanti scuole differenziali. Si consideri il fatto che il taglio agli organici sul sostegno si rivelerebbe sul lungo periodo una misura miope in quanto i costi dell’assistenza sarebbero più alti, laddove non si fosse favorita massimamente l’autonomia. A smentire le statistiche di un organico sovradimensionato ricordiamo che circa 160.000 alunni diversamente abili hanno beneficiato della professionalità di circa 90.000 insegnanti di sostegno ( Rapporto - Scuola in cifre - MIUR luglio 2005) di cui la metà precaria. La legislazione scolastica italiana peraltro si è evoluta in ottemperanza all’art. 34 della Costituzione che recita “La scuola è aperta a tutti”

Nel resto dell’Europa gli alunni diversamente abili frequentano scuole speciali. Pertanto gli operatori che se ne occupano non vanno ad aumentare il numero dei docenti. Solo in Francia per questi ragazzi viene destinato un organico di 280.000 operatori sociali, che appartengono comunque ad amministrazioni diverse dalla scuola.

2.2.2) LA GEOMORFOLOGIA DEL TERRITORIO

Confronti con altri paesi non tengono conto della particolare geomorfologia del territorio italiano che rende indispensabile la dislocazione delle scuole anche in luoghi non facilmente raggiungibili come le piccole isole e le comunità montane. Si pensi, di contro, all'“esagono” francese o alla Germania, ma anche alla compattezza geografica di paesi come Belgio e Olanda.

2.2.3) IL TEMPO PIENO

 

Inoltre l'Italia beneficia di un superiore numero di ore di insegnamento rispetto ad altri paesi per la richiesta di tempo pieno e prolungato necessario e richiesto dalle famiglie che altrimenti dovrebbero sottrarre energie al lavoro, al reddito e allo sviluppo del Paese. Da noi circa il 35% della scuola primaria - finché si riuscirà a resistere agli evidenti tentativi di smantellamento - funziona a tempo pieno (con 70.000 insegnanti in più rispetto al tempo normale)

2.2.4) LA RELIGIONE A SCUOLA 

Evidenziamo inoltre un'anomalia caratterizzante il nostro paese. Unico tra i paesi occidentali, annovera tra i docenti stipendiati con il denaro di tutti, i docenti di religione cattolica. Ricordiamo, a questo proposito, le novità salienti introdotte dal Concordato Craxi-Casaroli del 1984 inerenti i rapporti tra Stato e Chiesa:

la religione cattolica non è più la religione di Stato

l'insegnamento della religione cattolica nella scuola statale ha carattere del tutto facoltativo

il finanziamento diretto della chiesa da parte dello Stato viene sostituito dall'autofinanziamento da parte dei fedeli.

Tale personale è stato recentemente assunto nei ruoli dallo Stato su segnalazione nominativa della curia in spregio al dettato costituzionale che vuole il reclutamento dei dipendenti dell'Amministrazione svolto tramite procedura concorsuale. Evidenziamo che nella Scuola italiana vi sono 25.679 insegnanti di religione cattolica (di cui 14.670 di ruolo) che vanno a gonfiare l'organico di diritto.

 

2.2.5) CONCLUSIONI SULLA QUESTIONE DEGLI ORGANICI

 

La Scuola nel 2005-2006 necessitava di 737.250 docenti sull'organico di diritto. A questo numero, insufficiente per garantire il diritto allo studio di tutti andavano aggiunti circa 120.000 - 130.000 docenti a tempo determinato (organico di fatto). Si raggiungeva quindi la cifra di circa 850.000 docenti. A questo numero però va sottratta la cifra di quelli destinati all'insegnamento della religione cattolica (25.687), la cifra degli insegnanti di sostegno (circa 90.000) e la cifra destinata al tempo pieno (circa 70.000).

 

Quindi se al numero complessivo dei docenti (organico di diritto più organico di fatto) sottraiamo il numero di quelli che caratterizzano il nostro sistema scolastico (docenti di sostegno, di religione, per il tempo pieno) otteniamo una cifra ben minore di quella comparata con gli altri sistemi europei (circa 664.000). Inoltre a questo numero andrebbe sottratta la quota, non facilmente rilevabile dei docenti impiegati nelle piccole isole e nelle località di montagna.

  
2.3) LO STATUS SOCIALE ED ECONOMICO DEL PERSONALE DOCENTE

Oltre alla diminuzione delle risorse economiche destinate alla scuola lo scadimento del successo dell'azione educativa va altresì ricercato nella perdita di status della figura dell'insegnante e nell'interruzione della continuità didattica degli insegnanti causato dall'alternarsi dei docenti in un unico ciclo di istruzione sulla stessa disciplina dovuto ad un intenso ricorso al precariato. 

In sempre più numerose realtà la minore considerazione e le minori aspettative nutrite nei confronti della scuola da parte della società finiscono per influire sul rapporto collaborativo tra famiglia e insegnanti. L'insegnante, un tempo visto dalla comunità come figura influente e riferimento per l'educazione dei propri figli, viene vissuto oggi come un grigio impiegato dello Stato sottopagato: una sorta di asceta intellettuale che viaggia, quando se lo può permettere, in Panda e che ha difficoltà economiche a sostenere il suo aggiornamento sia esso un corso di perfezionamento o l'acquisto di un libro. In una società basata sul successo e sull'immagine risulta improponibile come modello e finisce per risultare socialmente marginale. 

La richiesta che oggi giunge al docente, non solo dagli strati più deboli della nostra società, è quella di abdicare alla sua missione di educatore, "di chiudere un occhio", di sostituire alla formazione della persona il semplice ottenimento dell'attestato o del diploma. Nell'orizzonte dell'autonomia questo atteggiamento finisce per privilegiare quelle Scuole che ne garantiscono l'ottenimento con una certa facilità penalizzando quelle che invece mirano ad un più alto livello di formazione ma così facendo la Scuola cesserà la sua funzione di ascensore sociale appiattendo verso il basso il livello di istruzione dei nostri ragazzi. 

Se nella scuola elitaria di molti anni fa, la selezione avveniva esplicitamente bocciando, non si deve correre il rischio di effettuare una selezione che, tuttavia, è più subdola: quella nascosta. E' selezione nascosta quella che promuove tutti indiscriminatamente, dando un pezzo di carta che non potrà mai essere motore di mobilità sociale se non si sono raggiunti quegli obiettivi formativi che la scuola di oggi deve continuare a dare.

2.4) FORMAZIONE DEL PRECARIATO

Per quanto concerne la formazione del precariato questa avviene in quanto le singole istituzioni scolastiche determinano il fabbisogno di insegnanti per ogni anno scolastico in funzione di formule astratte, in rapporto agli studenti che l'anno successivo frequenteranno la scuola. Tale rapporto definisce l'organico di diritto, ovvero il numero di insegnanti di cui la singola istituzione, per diritto, dovrà disporre. Al momento dell'inizio dell'anno scolastico accadrà che tale numero, di fatto, risulterà del tutto insufficiente per il normale funzionamento delle attività didattiche. Si procederà quindi a determinare il cosiddetto organico di fatto che si fonderà sul reale fabbisogno della scuola. 

Ecco, a questo punto, entrare in gioco i circa 140.000 precari (numero per difetto) che permetteranno il normale avvio dell’anno scolastico. Crediamo fermamente che il miglioramento dei risultati educativi passi necessariamente anche per la stabilizzazione del personale precario al quale va restituita riconoscibilità sociale e dignità lavorativa.

Ma chi sono i precari?  

I docenti precari, non sono insegnanti di risulta ne' parcheggiatori abusivi, sono professionisti abilitati all'insegnamento attraverso concorsi pubblici (Concorsi ordinari, Concorsi riservati, SSIS) che da anni svolgono l'attività di insegnamento presso le Scuole pubbliche italiane.  

Non tutti coloro che sono iscritti nelle graduatorie sono di fatto lavoratori nella Scuola Pubblica. Una gran parte di essi non vi ha mai messo piede e se lo ha fatto, lo ha fatto occasionalmente in quanto impiegato in altri lavori o dipendente di Scuole Private. Pertanto se si volesse assumere tutti coloro che sono nelle graduatorie suddette senza distinzione alcuna si finirebbe per escludere molti precari autentici (lavoratori magari da decenni nella Scuola Pubblica) per favorire soggetti che per mera definizione non lo sono affatto in quanto hanno scelto altre soluzioni professionali spesso più stabili o più remunerative. Chi ha scelto la Scuola Pubblica lo ha fatto perché in questa, e non in altre soluzioni pedagogiche e formatrici, fermamente crede.

Pertanto se si vuole risolvere il problema del precariato, assumendo i veri precari, bisogna verificare non tanto i punti di servizio (anche chi lavora nelle scuole private li acquisisce) bensì l’effettivo tempo profuso nella Scuola di Tutti. È questa la soluzione praticata, per esempio, da molte Scuole Comunali che assumono prioritariamente a tempo indeterminato solo chi ha effettuato realmente servizio nelle Scuole Comunali e che pertanto coloro che sono davvero autentici lavoratori precari del Comune.

Quindi dopo avere sottratto dalle Graduatorie di Merito e dalle Graduatorie Permanenti il numero di coloro che:

1. non sono precari nella Scuola di Stato perché impiegati stabilmente nella Scuola privata o in altri impieghi 
2. hanno scelto di non essere precari optando pubblicamente per l’indisponibilità ad accettare incarichi a tempo determinato
3. sono di ruolo e usano le graduatorie come scorciatoia per ottenere un passaggio di cattedra 

si otterrebbe la dimensione vera del problema.

Quindi se si ha cuore il problema del precariato occorre stabilizzare il personale autenticamente precario ovvero chi nella Scuola Pubblica effettivamente lavora e non bandire una campagna indiscriminata di assunzioni anche se consistente del tipo Todos caballeros! perché tutti, cavalieri, ahinoi non potranno esserlo. 

Per risolvere davvero definitivamente il problema basterebbe la volontà politica e sindacale di volgere tutti i contratti a tempo determinato in contratti a tempo indeterminato. 

2.4.1) LO STATO DI PRECARIETA' 

Un altro nodo interessante da approfondire è la connessione tra la frustrazione del docente precario di lunga durata e la qualità della sua prestazione. Lo stato di attesa indefinita comporta una ferita dell'esistenza, una fonte di ansia immeritata, una diminuzione dei diritti di cittadinanza che in alcuni casi comporta una modificazione qualitativa della propria prestazione professionale. Il precario di lunga durata spesso non possiede lo stesso senso di appartenenza e di fedeltà all'Istituzione Scolastica di chi vi lavora da anni e non può sentirsi pienamente responsabile per un lavoro costretto di anno in anno ad interrompere per ricominciare in un'altra sede, il senso derivante è quello dell'estraniazione, della non appartenenza, dell'impotenza. Il sistematico ricorso al precariato impedisce la costruzione di una vera squadra di docenti e la realizzazione di organici percorsi multidisciplinari. La precarietà nega la continuità didattica e l'attuazione di percorsi formativi di lungo respiro. Priva i giovani di punti fermi culturali, metodologici e affettivi, essenziali nei processi di crescita. E' questa incertezza a minare la qualità, proprio dove ce n'è più bisogno ( nelle scuole di frontiera, per esempio, dove la percentuale di precari è prevalente ), costringendo chi è già povero culturalmente e socialmente ad accontentarsi di vedere la propria precarietà esistenziale saldarsi con la precarietà lavorativa dei loro insegnanti, privando i primi dei necessari punti di riferimento e i secondi della possibilità di calibrare interventi didattici più mirati.  

La precarietà deve lasciare il posto alla qualità dell'offerta formativa, perché si sostengano anche quanti sono socialmente e culturalmente più svantaggiati, così da riaccreditare il ruolo delle istituzioni come patrimonio comune ampliando le proposte di formazione. Le istituzioni rappresentano le uniche prospettive di riscatto delle aree depresse dove più numerosi sono gli Istituti con una utenza difficile. Il precariato scolastico è ormai una metastasi dell'istruzione italiana. Procura danni educativi ed affettivi agli alunni, professionali ed esistenziali ai docenti. Espropria il diritto degli studenti alla continuità didattica e agli insegnanti quello della serenità e stabilità lavorativa, depauperando il loro ruolo educativo e sociale. Questi docenti sono altresì necessari al normale funzionamento della scuola occorre quindi stabilizzarli per permettere loro di riappropriarsi del senso del proprio lavoro e di migliorarne quindi l'efficienza. 

  

PARTE TERZA: PROPOSTE PER SUPERARE L'EMERGENZA

3.1) ORGANICO FUNZIONALE

 Per superare il problema del precariato occorre riflettere sull'istituto del reclutamento dei docenti che va ripensato in termini di organico funzionale provinciale parificabile all'organico di fatto, ricalcando una soluzione che si era praticata dall’86 all’89, ovvero la creazione di una “dotazione organica aggiuntiva” su cui immettere in ruolo e coprire i vuoti nell’organico di fatto. In un sistema di questo tipo i docenti su questo tipo di organico funzionale avrebbero le stesse garanzie contrattuali dei docenti in forza all'organico di diritto ma non la sede definitiva in quanto potrebbero essere spostati, se necessario, di anno in anno a seguito delle esigenze dell'Amministrazione scolastica, fino al momento di passare all'organico di diritto stabile. Il possibile passaggio da una sede ad un'altra potrà avvenire solo per cessata necessità sulla sede di partenza onde preservare la necessaria continuità didattica ancora più evidente nel caso dei docenti impegnati nelle attività di sostegno. 

Inoltre nell'ottica della percentuale di ore curricolari destinate all'autonomia didattica dei singoli istituti è altresì necessario prevedere un organico funzionale di istituto da dove attingere le professionalità necessarie alla realizzazione concreta dell'autonomia scolastica

Fuori da questo sistema resterebbe solo un esiguo numero di precari, stabilito numericamente, che nella scuola di domani dovrà rappresentare più l'eccezione che la regola e come tale dovrà essere retribuito. Considerando il fatto che il docente precario ha gli stessi doveri del docente di ruolo, il primo non dovrà più rappresentare un risparmio di spesa per lo Stato bensì un aggravio. Ciò per compensare da un lato la condizione economica e sociale di chi avrà un contratto a tempo determinato, dall’altro per evitare la tentazione di ricorrere al precariato ogni volta che si voglia far cassa calpestando di fatto i diritti elementari dell'utenza e dei lavoratori più deboli. 

Si sostiene che è necessario ricorrere al precariato ogni qual volta il carico di lavoro per un’azienda o per un’istituzione si fa eccezionale mentre nella scuola, a smentire l’eccezionalità del ricorso ai precari, è stato coniato un termine per indicare la precarietà di lunga durata, si dice precario storico colui che da più anni è impiegato con contratto a tempo determinato. La storicità del precariato scolastico rivela dunque non l’eccezionalità di un evento bensì una pratica abusata. Si evidenzia, inoltre, la dissociazione tra il comportamento dello Stato datore di lavoro e il comportamento che lo Stato controllore esige dagli altri datori di lavoro privati, obbligandoli all’assunzione dopo un certo periodo a tempo determinato. Dati pubblicati recentemente da TRELLLE (Quaderno n.6 dicembre 2006) mostrano che circa il 75% dei supplenti ha un'alta probabilità di riottenere una nomina di anno in anno. 

3.2) RUOLO DELLE O.O.S.S. 

Occorre che le O.O.S.S. prendano atto dell’insostenibilità del protrarsi di una simile situazione, oggi al sindacato si chiede di mettere da parte la timidezza e di svolgere il ruolo che gli è proprio ovvero aggregare e sostenere le persone a salvaguardia dei propri elementari diritti al di là di facili proclami e sterili comunicati stampa. Se questo non sarà praticabile resterà l'esasperazione dei lavoratori precari che spinge verso altre forme di lotta da cui le O.O.S.S. tutte resterebbero tagliate definitivamente fuori perdendo il senso del proprio ruolo e il diritto di rappresentatività. Oggi alle O.O.S.S si chiedono forme di lotta più incisive e innovative del semplice sciopero di una giornata o peggio di un'ora di lezione, di rifare propria quella storia che il 5 maggio del 1982 vedeva sfilare davanti al Ministero i 25.000 precari organizzati dal sindacato ottenere dei risultati. Nel periodo tra il 1997 e il 2005 il numero degli insegnanti a tempo determinato cresceva, secondo fonti del Ministero, di 48.000 unità passando da 76.000 a 124.000, nello stesso periodo la differenza tra le cessazioni dal servizio e gli assunti a tempo indeterminato registrava un saldo negativo di 38.300 unità, contemporaneamente, però, gli studenti aumentavano. 

Ogni sei docenti impegnato nella scuola di tutti uno è precario . Su 845.630 insegnanti sono infatti 142.065 (16,8%) quelli con contratto a tempo determinato annuale (22.172) o fino al termine delle attività didattiche (119.893).  

E' ovvio che un simile annoso trend evidenzia, impietoso, il fallimento dell'azione sindacale fino ad oggi intrapresa. Lo stesso strumento dello sciopero, una tantum o peggio di venerdì, si è rivelato un'arma spuntata. Senza dimenticare che lo sciopero, tradizionalmente inteso, si rivela efficace fino a quando danneggia economicamente il datore di lavoro; nella scuola accade l'inverso finendo per infastidire l'utenza e per danneggiare economicamente il solo personale che lo attua. Occorre quindi affiancare a questo strumento, che deve essere reso più incisivo (sciopero ad oltranza), lo sciopero bianco consistente nell'attenersi scrupolosamente alle Leggi, teso ad evidenziare le carenze di organico e le carenze strutturali del sistema. In altre parole occorre mostrare inequivocabilmente come il sistema, senza nessuna collaborazione o forme di volontariato, finisca per collassare. Per fare soltanto degli esempi di ciò che si è prospettato nelle scuole e nelle assemblee si potrebbero attuare le seguenti misure: 

rifiuto del personale tutto, precario e non, di sostituire, quando non si è in servizio con ore eccedenti, i colleghi assenti 

rifiuto del personale docente di intraprendere progetti da inserire nei POF (Interculturalità, italiano seconda lingua, ECDL, Patentino, ecc.). 

rifiuto degli insegnanti di sostegno a prestarsi ad attività diverse da quelle per cui sono nominati come la sostituzione di colleghi assenti in classi diverse dalle proprie.

sospensione delle gite, dei viaggi di istruzione, degli scambi culturali. 

sospensione dell'adozione dei libri di testo in quanto creando danno economico mette in risalto i problemi della scuola.  

vigilanza affinché tutte le leggi e i regolamenti siano seguiti puntualmente denunciando inevitabili infrazioni. 

chiamare i V.V.F.F. quando le aule superano la capienza massima di studenti.

chiamarli anche quando si fanno le nomine annuali in locali non adeguati. 

organizzazione di presidi permanenti utilizzando il personale a riposo per ottenere visibilità. 

mantenimento dell'attenzione dell'opinione pubblica attraverso la vigilanza sull'informazione, rispondendo colpo su colpo, utilizzando la rete, quando possibile i media, YouTube, i Blog, le Mailing List, scrivendo ai politici, ecc. 

Riteniamo che l’efficacia dell’azione educativa passi necessariamente per l'immissione in ruolo su tutti i posti vacanti e disponibili.

Dunque per quanto sopra dettagliatamente motivato nell'ottica di un rilancio dell'efficacia dell'azione educativa e formativa  

CHIEDIAMO

Il sostegno della società civile tutta, delle associazioni di categoria, delle associazioni dei genitori, dei mass – media, delle Istituzioni, dei Sindacati affinché siano vicine alla lotta dei lavoratori della scuola a salvaguardia della qualità dell’istruzione pubblica e del futuro dei nostri giovani.  

Fine dei tagli alle risorse destinate alla scuola pubblica e destinazione ad essa di maggiori fondi.

Cessazione dei finanziamenti indiretti alla scuola privata e reindirizzamento degli stessi alla scuola pubblica, almeno fino alla fine dell'emergenza educativa in atto

Maggiore attenzione alla continuità didattica 

Maggiore dignità ai lavoratori della scuola attraverso adeguamenti salariali

Recessione da ogni tentativo o tentazione di privatizzazione della Scuola di tutti

Misure contro il precariato e non contro i precari attraverso l'istituzione di un organico funzionale come meglio descritto nel documento e immissione in ruolo su tutti i posti disponibili e vacanti. 

Stessi diritti economici e di carriera dei docenti di ruolo al personale precario

domenica 1 giugno 2008

Proposta


Che ne dite di mandarmi una foto che vi ritrae con il ragazzo/a che avete seguito quest'anno?
Inizio io: lui si chiama Paolo, frequenta il primo anno del Liceo delle scienze sociali a Noto e qui siamo davanti alla casa di Peppino Impastato.
Ciao

Ritiro diplomi

Per ritirare il diploma di specializzazione, e non farci dimenticare di averci triturato le palle un anno intero, quelli della Cà nella prateria non hanno trovato di meglio che progettare un sistema di prenotazioni per il ritiro dei suddetti diplomi degno del miglior cardiochirurgo italiano.
P.S. : se non potete andare di persona ricordate che la delega deve essere firmata col sangue!
Il buon Giuseppe ci invia e io volentieri pubblico la seguente:

vi informo che con la sottostante circolare si possono aggiornare le graduatorie di sostegno per chi ha conseguito l'abilitazione con il concorso ordinario.
vi allego il modulo e la graduatoria precedente.
vi ricordo che per l'immissione in ruolo concorrono al 50% sia la graduatoria ad esaurimento che la graduatoria dei concorsi.
Saluti e baci (per questi ultilmi dispenso gli uomini)
4 giugno 2004 n. 143 - art.3 bis - Personale docente -
Aggiornamento elenchi aggiuntivi insegnamenti di sostegno a.s 2008/09 -
Concorsi ordinari DD.DD.GG. 31.3.1999 - 1.4.1999 - D.M. 23.3.90
Scuola Secondaria di primo e secondo grado.
Presentazione titolo specializzazione.



In attesa che il Ministero della Pubblica Istruzione determini la consistenza numerica complessiva delle assunzioni a tempo indeterminato in ciascuna provincia, distribuendo tale disponibilità tra i diversi ruoli, posti e classi di concorso, si è ritenuto necessario predisporre l?aggiornamento degli elenchi aggiuntivi degli insegnanti di sostegno compresi nelle graduatorie dei concorsi a cattedre, ai fini dell?immissione in ruolo.
Ciò premesso, si prega di assicurare la massima diffusione tra il personale interessato della seguente nota circolare:

I candidati, iscritti sia nelle graduatorie dei concorsi ordinari di cui ai DD.DD.GG. 31.3.99 ? 1.4.99, sia nelle graduatorie di merito dei concorsi ordinari indetti con D.M. 23.3.90, non reiterati nell?anno 1999, in possesso del titolo di specializzazione, possono presentare - entro il 30 Giugno 2008 - istanza di inclusione negli elenchi aggiuntivi per assunzioni a tempo indeterminato su posti di sostegno, utilizzando l?apposito modello di domanda allegato alla presente.


L' istanza dovrà contenere:
1 generalità completa dell?istante;
2 dichiarazione del conseguimento del titolo di specializzazione e/o copia conforme all?originale del titolo di sostegno;
3 estremi di riferimento del concorso ordinario e la/le classi di concorso, nonché, solo per le secondarie di II grado, l?Area disciplinare di riferimento (AD01; AD02;AD03;AD04);
4 punteggio riportato in centesimi nelle graduatorie di merito del concorso.

N.B. Non devono riprodurre l?istanza di iscrizione i candidati che, avendola già prodotta negli anni scorsi, sono iscritti nell?elenco utilizzato per l?immissione in ruolo relativo all?anno scolastico 2007/2008. (lo stesso é pubblicato per le necessarie verifiche nel sito della Direzione www.istruzionesicilia.it e dell?Ufficio VI www.usrsiciliaareadue.it. Nei medesimi siti sono consultabili le graduatorie di merito dei concorsi a cattedre di cui ai DD.DD.GG.sopra menzionati e il modello di domanda).

Le istanze, con allegata copia del titolo di sostegno e del documento di riconoscimento, dovranno essere preferibilmente consegnate a mano o trasmesse tramite Fax al numero 091 6909227 o, comunque, inviate per posta entro il termine perentorio del 30.6.2008, al seguente indirizzo:

Ufficio Scolastico Regionale per la Sicilia
Ufficio VI
Via Fattori 60, 90146 Palermo
Tel. 091/6909234 Fax 091/6909227


Gli elenchi aggiuntivi saranno compilati inserendo ?a pettine?, negli elenchi già compilati negli anni decorsi, i nominativi dei nuovi aspiranti che produrranno l?istanza, con il medesimo punteggio in centesimi riportato nella graduatoria di merito del concorso di provenienza.

Detti elenchi saranno utilizzati soltanto dopo l?assunzione degli aspiranti che hanno presentato il titolo entro la data di scadenza dei rispettivi concorsi.
Per i candidati provenienti da graduatorie di concorso provinciali - indetti con D.M. del 1990 ? (per es. classi A029 e A030) l?immissione in ruolo sarà possibile, come negli anni passati, esclusivamente in presenza di disponibilità nella provincia relativa alla specifica graduatoria di concorso.
IL DIRIGENTE
Rosario Leone